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Lucentino ha conservato intimamente, esternando poi nei suoi acquerelli, un temperamento tipicamente mediterraneo colto soprattutto in alcuni squarci di cielo azzurro intenso, contrapposti all’accecante bagliore di luce che si riflette sulle case bianche del sud. Le azzurre acque del mare, improvvisamente avvolte da esplosioni di colore amaranto, infuocano il cielo tramutandolo, come per magia, in uno scintillante tramonto da fiaba. Piccoli flash che evocano sogni lontani in una realtà al di là dell’immaginario, luoghi dove l’artista ha trascorso un’infanzia serena e felice.

È un amante straordinario del piccolo acquerello su cartoncino, cura in ogni minimo dettaglio le forme, stendendo sapientemente il colore, per creare quell’atmosfera di ombra-luce che pochi sanno veramente realizzare. I soggetti, sempre rigorosamente figurativi, hanno pur sempre il fascino di una realtà pulita e misteriosamente silenziosa, catturata per sempre in un pezzo di carta: una realtà d’altri tempi dove uomo e natura vivevano in perfetta armonia e simbiosi. Lucentino ha maturato in questi anni un proprio stile, partendo dalla ricerca di una certa piacevolezza estetica, attraverso un tratto lineare e talvolta appena accennato quasi a voler carpire un’immagine fotografica. Ora è approdato ad un segno ben più deciso, meno rigoroso e più personale.

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Critica d'arte - Graziella Carobbio

Al piccolo riquadro, luminose e fresche, si delineano allo sguardo le miniature.

Tocchi decisi di colori caldi ed immediate dissolvenze, confidano, amabili all’occhio, atmosfere quasi incantate.Ma ai forti contrasti, già l’artista stempera il proprio sentire, dolce la sensazione si ha d’un animo che coglier già s’appresta i mutevoli contrasti d’una ridente, ma a volte pesante e serena atmosfera...

Con il talento vedesi comunque ancor più una spontanea espressività che è sicuramente figlia d’arte.

Non auguri formali...ma un sincero incitamento a non lasciar cadere preziosi talenti.

Prof. Silvano Soldà

                           

L’arte di Lucentino, pittore autodidatta salentino, muove da istanze naturalistiche, tradotte con schizzi su cartone o bozzetti acquerellati, un genere diffuso da Giacinto Gigante nella cultura napoletana ottocentesca.

I suoi quadri si presentano alla nostra attenzione per la freschezza, la facilità e la spontaneità delle pennellate e l’artista, pur prediligendo il registro cromatico delle tinte chiare, sa creare opportunamente effetti chiaroscurali esaltati da colori terrosi. Gli scorci salentini, le masserie, i monumenti e le facciate di antichi palazzi si stagliano sovrastati da squarci di cieli blu che si stemperano e si dissolvono verso tonalità chiare e quasi aeree. Sui muri bianchi e scalcinati di antiche casette, allineate lungo assi prospettici, scendono obliqui veli d’ombra che si  accordano  sapientemente con delicate cromie.

In queste serene composizioni, alimentate dalle silenziose atmosfere paesane, aleggia un tono di velato lirismo, vissuto nella trasparenza, nonché nella delicatezza e raffinatezza dei colori.

Questo artista ,pertanto, invece di rappresentare la vita frenetica, preferisce cercare l’ispirazione in quella natura in cui domina una pace quasi arcana e misteriosa che trasporta lo spettatore in una dimensione atemporale. Si accendono così nostalgici ricordi di un passato che, trasfigurato liricamente, è sempre più vivo e palpitante nel presente.

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Prof. Francesco Fersini

Di Lucentino ho avuto modo di parlare agli inizi della sua attività di artista quando mi accorsi che i suoi scorci a china erano permeati di una grande sensibilità artistica. I suoi soggetti erano soprattutto elementi urbani ricchi di memoria storica capaci di  renderci partecipi delle emozioni che egli stesso viveva in prima persona. Poi per un decennio ho perso di vista il lavoro di Lucentino.

Ritrovare dopo tanto tempo questo pittore autodidatta è stata un’altra piacevole sorpresa. Ho colto immediatamente i grandi passi della sua maturazione non solo tecnica ma introspettiva.

Il periodo trascorso a Bergamo, immerso in un paesaggio completamente diverso da quello salentino, ha certamente influito sulla sua visione pittorica: la complessa articolazione dei volumi urbani, il verde intenso e le brume padane hanno costituito per lui momenti di confronto e di meditazione ed ora il suo acquerello è più percezione che rappresentazione, più pienezza interiore che emozione visuale.

Lucentino, quasi fosse alla ricerca del tempo perduto, si riimmerge ora nei “suoi” romantici angoli salentini e con occhi maturi riporta alla luce le atmosfere assolate e quasi surreali di paesaggi mediterranei senza tempo, senza alcun elementi di contingenza e di quotidianità. I colori caldi e mai violenti, fatti di calce e di terra rossa, enfatizzano il gioco dei volumi contro il cielo e delle superfici piane sotto la luce radente.

La spontaneità compositiva e la gamma essenziale di forme e di colori fanno degli acquerelli di Lucentino immagini di luoghi primigeni, archetipi da rivalutare e da rivivere intensamente non con nostalgica emozione, ma con la consapevole coscienza di recuperare parametri di vita apparentemente sacrificati al materialismo contemporaneo.

Auguro a Lucentino di continuare a coltivare questa passione con impegno e umiltà che, insieme all’intelligente sensibilità, sono le sue grandi doti.

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Arch. Alessio Schifano

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